venerdì 14 giugno 2013

Ruggine e Rêverie... La visione dell'abbadono

Alcune opere esposte di Eugenia Savino.
[Pubblicato su Roma Cronaca di Salerno e provincia, 25 aprile 2013, p. 27]

L'abbandono, inteso come cedimento consapevole al flusso del sogno a occhi aperti oppure come condizione di oggetti e luoghi trascurati o perfino dimenticati è il connotato comune delle due mostre fotografiche inaugurate venerdì a Palazzo Genovese (Largo Campo – Salerno): “Rêverie” di Eugenia Savino, a cura di Lucrezia Savino, e “Ruggine” di Luca Scola, a cura di Iole Faggiano.

Il titolo della serie esposta da Eugenia Savino (Parma 1986) si rifà alla poetica della rêverie (fantasticheria) del filosofo francese Gaston Bachelard, intesa come esercizio concreto dell'immaginazione. «La rêverie – ha scritto Bachelard – è lo stato in cui l’io, dimentico in un momento di grazia della propria identità contingente, lascia errare il proprio spirito, si abbandona a ricordi e immagini con una libertà simile a quella del sogno, pur restando tuttavia in stato di veglia». Le diciotto opere esposte da Savino sembrano voler infrangere la stasi propria di questo mezzo espressivo, che di per sé tenderebbe a fissare un particolare attimo, per evocare l'idea di un continuo, illimitato processo immaginifico. Ritraggono figure femminili, spesso diafane, collocate in ambientazioni surreali, per lo più acquatiche. Scrive ancora Bachelard: «è vicino all'acqua che ho meglio compreso che il fantasticare è un universo in espansione, un soffio di odori che fuoriesce dalle cose per mezzo di una persona che sogna.» Sono immagini oniriche, quelle proposte dall'artista parmense, che tuttavia rivendicano lo status di dimensione ideale della nostra esistenza, in quanto, secondo lo studioso dell'immaginario, «la nostra appartenenza al mondo delle immagini è più forte, più costitutiva del nostro essere che non l'appartenenza al mondo delle idee» e solo concedendoci a quella dimensione possiamo sperimentare una forma di libertà inalienabile: «Di quale altra libertà psicologica godiamo oltre a quella di fantasticare? Psicologicamente parlando, è proprio nelle rêveries che siamo degli esseri liberi».

Alcune opere esposte di Eugenia Savino.

Alcune opere esposte di Luca Scola.
Luca Scola (Salerno 1976) espone ventinove opere della serie “Ruggine”: cose e luoghi abbandonati, dicevamo, che tuttavia conservano ancora qualche traccia delle presenze che li hanno toccati o attraversati, oppure vengono riportati in vita dall'artista, che li pone al centro dell'attenzione rivelandone aspetti sconosciuti, magari individuabili proprio nei segni che ne denunciano la decadenza al di là dell'imprescindibile richiamo alla transitorietà; ma è anche in grado di individuare nuovi spunti estetici, se non addirittura delle narrazioni vere e proprie, come nel caso di “Se non ci metterà troppo l'aspetterò tutta la vita”, che partendo dall'incontro casuale di materiali eterogenei in un luogo desolato, acquista un carattere allo stesso tempo ironico e poetico grazie al suggello del titolo, preso in prestito da Oscar Wilde. Altro felice esito della ricerca di Scola è la scoperta di parvenze di vita o di volontà in soggetti che in realtà non ne conservano traccia, come gli esempi spontanei di astrazione geometrica in “Contemplazione” e “Sovrapposizione cromatica” e i colori accesi che animano inaspettatamente le mura di un borgo deserto (“L'atelier”); oppure della vita stessa che si riappropria a poco a poco di luoghi deprivati di qualunque traccia di attività, come la serra invasa dai cespugli in “Anarchia”. Inevitabile, dato il tema, uno sbocco metafisico, in immagini di interni abitati solo da ombre e nelle visioni notturne del vecchio stadio di Colonia; o addirittura mistico, nel bianco intenso di una porta o nel candore della neve che trasfigura il paesaggio di Cesena e in vecchie immagini sacre ormai logore, che sembrano acquistare ulteriore carisma proprio dal disfacimento, dal graduale confondersi con le pareti scrostate (“San Francesco”). Entrambe le splendide mostre si sono concluse ieri con un grande successo di critica e di pubblico.
Alcune opere esposte di Luca Scola.

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