venerdì 22 novembre 2013

L'Era Glaciale. Innesti... Maestosi

Di Aristide Fiore
"Innesti - L'uomo che verrà".
"Innesti - L'uomo che verrà".
[Pubblicato su Le Cronache del salernitano, mercoledì 20 novembre 2013, p. 16.]
Fino all'8 dicembre 2013, la Pinacoteca provinciale di Salerno ospiterà la personale di Danilo Maestosi intitolata “L’era glaciale. Innesti”, a cura di Alfio Borghese ed Erminia Pellecchia. Organizzata dall’associazione “Amici dei Musei”, presieduta da Vincenzo Monda, la mostra, che consta di venticinque dipinti recenti, tutti oli su tavola, è stata realizzata con il patrocinio della Provincia di Salerno-Assessorato ai beni culturali e al patrimonio e la disponibilità della Direzione dei musei e biblioteche provinciali, ed è stata concepita sia come riproposizione del ciclo presentato la scorsa estate al Palazzo delle Arti di Frosinone sia come anteprima dell’allestimento previsto al Vittoriano di Roma, la prossima primavera.
In queste opere si avverte il fremito di forme ansiose di liberarsi dalla gelida stasi di uno sfondo bianco: un “colore di gestazione”, che conserva il carattere dello stadio indefinito che precede ogni creazione; il colore dell'era glaciale, secondo Kandinsky, prigione e culla di forme. Le ere glaciali, a modo loro, sono state feconde. Hanno unito i continenti e permesso di colonizzare nuove terre: innesti di popoli, che hanno dato origine a nuove civiltà. Maestosi ha esplorato la distesa glaciale, ne ha scrutato la trasparenza, ha individuato i segni di vite passate che vi si celavano e, a partire da questi, procedendo appunto per “innesti”, ha ricostruito storie e risorse interiori destinate ad accompagnare “L'uomo che verrà” (il titolo emblematico di uno dei dipinti), al quale spetterà il compito di ricominciare quando il ghiaccio si sarà sciolto. Si tratta di un'eredità spirituale, veicolata tramite un messaggio di speranza che si propaga attraverso le vibrazioni ora sommesse ora potenti di colori vivaci, rese addirittura tangibili da tagli, sovrapposizioni, vergature che rivelano un uso sapiente, accuratamente calibrato, della spatola.

Gli innesti richiedono tagli netti, che fendono i tessuti con decisione senza tuttavia risultare letali, ma determinando l'avvento di una nuova vita. Allo stesso modo l'artista ha voluto reagire alla perdita di riferimenti che caratterizza l'odierna società, della quale spesso anche l'arte si è resa complice, arroccandosi in molti casi dietro l'autoreferenzialità. Rompendo con la luce e il colore la lastra di ghiaccio che separa la memoria dalla contemporaneità, Maestosi ha approfittato dell'“Autunno per imparare a volare” (altro titolo altamente evocativo) e ha riscoperto la capacità di stupirsi, di interrogarsi, di cercare possibili risposte che siano utili a costruire il nuovo.

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