martedì 31 dicembre 2013

Buon Natale al Catalogo con le sue firme

Di Aristide Fiore
Alcuni quadri esposti.
[Pubblicato su Le Cronache del salernitano, 24 dicembre 2013, p. 10.]
Il paesaggio è un tema ricorrente nell’arte visiva fin dall'epoca ellenistico-romana, che tuttavia pervenne alla dignità di genere autonomo solo con l'arte rinascimentale. A esso è dedicata quest'anno la tradizionale collettiva natalizia con la quale la galleria "Il Catalogo" di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta celebra i suoi autori più importanti. "Declinazione del paesaggio", questo il titolo della mostra inaugurata nello storico spazio di via A.M. De Luca 14, è dunque una rassegna che permette di apprezzare come uno stesso soggetto sia stato interpretato da alcuni maestri del Novecento e da affermati esponenti delle nuove generazioni, accomunati dall'intento di sceglierlo come tramite delle proprie esperienze, emozioni e aspirazioni e, in definitiva, come espressione della propria soggettività più intima.
Ai luminosi scorci paesaggistici delle chine su carta di Mario Carotenuto (“Angri”, 1971; “Altavilla”, 1979 e 1996; due vedute di Picerno, entrambe del 1972), preziose testimonianze di un rapporto ancora equilibrato fra uomo e natura, fa da controcanto l'immancabile riferimento allo scenario urbano contemporaneo, esemplificato da una varietà di spunti mediante la quale si passa dai margini ancora semirurali delle grandi città, nella rappresentazione carica di nostalgia di Nazzareno Cugurra (“Roma, Scorcio del Viale Cortina d’Ampezzo”, 1970, olio su tela) all'anonima “Periferia” di Folco Chiti Batelli (1977, olio su tela), che sembra custodire ma anche imprigionare le speranze dei suoi abitanti, fino all'impatto con la visione di una metropoli al tempo stesso fredda e monumentale, che nell'interpretazione di Giovanni Tesauro (“Lower east side”, 2011, olio su tela) è modulata attraverso una minuziosa scansione di toni di grigio.
L'irrinunciabile omaggio al paesaggio marino attraversa un'ampia varietà di registri: dalla vivida scena di Graziana Pentich (“Marina”, 1966, olio su tela) alla spensierata atmosfera permeata da reminiscenze fauviste nella “Marina” di Enrico Paulucci (1970, acquerello su carta); dalla dolcemente malinconica baia rischiarata dall'alba di Amedeo Ternullo (“Marina”, 2012, olio su tela), al crepuscolo di Virginio Quarta (“Barche”, 2012, olio su tela), senza tralasciare le vedute della distesa marina in relazione con panorami rocciosi e insediamenti abitativi perfettamente integrati fra loro, come nell'Isola di Ponza vista da Carlo Quaglia (1961, olio su tela), o con la mole maestosa di monumenti che si specchiano sull'acqua, come “La Salute” di Renato Borsato (1990, olio su tela).
Alcuni quadri esposti.
La dimensione mentale del paesaggio, protesa oltre l’imitazione e la raffigurazione, già accennata nelle vedute tendenti all'astrazione, più suggerite che mostrate, di Sergio Scatizzi (“Paesaggio”, 1990, olio su tavola), «la cui pittura crea natura nell'atto di idearla» (Gatto), si manifesta distintamente nei paesaggi interiori dei quattro oli su tavola di Eliana Petrizzi (“Passaggio”, 2012, “Interno”, 2012, “La notte”, 2011, “L'Alba”, 2012), che se da un lato affidano alla monocromia l'affermazione del loro affrancamento dalla dimensione fisica, dall'altro si caricano di vigore passionale grazie all'intensa gamma dei rossi. Il limite estremo di questa tendenza a restituire sensazioni percepite dallo “sguardo della mente” è ben rappresentato dalle tecniche miste su tela di Paolo Bini (“Gocce di pioggia”, 2009, e “Luogo n° 20”, 2008), nelle quali il riferimento alla realtà e alla dimensione spaziale è indice di una totale interiorizzazione del paesaggio.

L'esposizione resterà aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2014, dal martedì al sabato (ore 10,30 – 12,30; 17,30 – 20,00).

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